Le fotografie di alfalibri n 6. sono di Enrico Cattaneo
Gian Giacomo Spadari alla manifestazione di protesta degli artisti alla Galleria d’Arte Moderna, Milano, marzo 1968. Foto Enrico Cattaneo
L’ombra di Alighiero Boetti fotografato davanti all’opera Millenovecentosettanta alla personale dell’artista, (particolare), galleria Toselli, Milano, maggio 1970. Foto Enrico Cattaneo
Occupazione della Triennale, Milano, giugno 1968 Giò Pomodoro e Gianni Dova fermati dalla polizia. Sul fondo compare Ugo Mulas. Foto Enrico Cattaneo
L’ingresso della Triennale di Milano durante l’occupazione, giugno 1968. Foto Enrico Cattaneo
Gino De Dominicis fotografato all’inaugurazione della sua personale, Galleria Toselli, Milano, novembre 1970. Foto Enrico Cattaneo
Man Ray, Arturo Schwarz, Giorgio Marconi, Ugo Mulas all’inaugurazione della mostra di Man Ray “Je n’ai jamais peint un tableau récent” Studio Marconi, Milano, aprile 1969. Foto Enrico Cattaneo
Gianni Emilio Simonetti a “Teatro azione”, Galleria del Naviglio, Milano, aprile 1969. Foto Enrico Cattaneo
Gianni Bertini, Elio Mariani, Mimmo Rotella in posa per un manifesto della Mec-Art, Studio di Enrico Cattaneo, Milano, settembre 1969. Foto Enrico Cattaneo
Man Ray all’inaugurazione della mostra “Je n’ai jamais peint un tableau récent” Studio Marconi, Milano, aprile 1969. Foto Enrico Cattaneo
César durante la realizzazione di una Expansion «10° anniversario della Fondazione del Nouveau Realisme», Galleria Vittorio Emanuele, Milano, 28 novembre 1970. Foto Enrico Cattaneo
Affissione pubblicitaria. Si riconoscono i manifesti per il concerto delle Stelle di Mario Schifano al Roxy Club e per la mostra “Ritratti” alla galleria di Nieubourg, Milano, aprile 1968. Foto Enrico Cattaneo
Le fotografie di alfalibri n 1 sono di Mario Dondero
«alfalibri» è il supplemento mensile di alfabeta2 dedicato ai libri: si propone di pensare ai libri, di parlare dei libri, come oggetti vivi, attivi, in movimento. Sulla dimensione del rischio punta dunque «alfalibri»: il rischio di sfuggire alle logiche dell'industria editoriale, scegliendo ogni volta con grande cura e in modo autonomo i titoli di cui si occupa; il rischio di sperimentare stili diversi, che vadano al di là della forma stereotipata della recensione; il rischio infine di trovare lettrici e lettori curiosi, appassionati, intelligenti, pronti a cogliere la sfida e a lanciarsi in questa avventura.
L’inserto di sedici pagine, «alfalibri», allegato ad «alfabeta2» è accompagnato da immagini dei maggiori fotografi così come «alfabeta2» presenta i più importanti artisti italiani e stranieri, ed ogni numero di «alfalibri» propone scritti di alcuni dei nostri migliori autori e articoli delle maggiori firme della rivista dedicati alle novità librarie italiane e internazionali, sugli argomenti di cui «alfabeta2» sin dall’inizio si occupa.
Non si tratta di normali «recensioni» – format che sempre più, sugli organi d’informazione cartacei e telematici, mostra i suoi automatismi e le sue genericità – né ovviamente intendiamo schiacciarci sulle proposte, sempre più seriali e massificate, dell’industria editoriale (pare scritto oggi il caveat di Maria Corti, Del metodo per far male le pagine culturali, che sul numero sette abbiamo recuperato da un «alfabeta» del ’79).
Il nostro linguaggio, la nostra capacità di approfondimento, il nostro stile insomma resteranno invariati – così come la pratica intellettuale di collegare, in ciascun intervento, le diverse specifiche «specializzazioni» alle più urgenti occorrenze dell’attualità culturale e politica. Se su «alfabeta2» si parte dal contesto per illustrarlo (a volte) con una sua manifestazione (anche) testuale, su «alfalibri» si segue per così dire il vettore inverso: ogni volta prendendo le mosse da uno o da più libri, per giungere alle dinamiche che i testi colgono, interpretano o di cui sono inconsapevoli sintomi. Anche in questo modo la rivista si attiene alla sua missione di «intervento culturale»: troppo pochi infatti saranno i libri che potremo trattare su «alfalibri» perché si possa parlare di «informazione» in senso lato. Ma proprio grazie a questo vincolo saremo costretti a operare scelte che ci impegnano. Responsabili e, insieme, tendenziose.